AVVENTO TEMPO DI SPERANZA

AVVENTO TEMPO DI SPERANZA 
Di JAN GALOT
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n Osservatore Romano 30 novembre 1997
 

Un nuovo anno liturgico si apre con l’Avvento, invitando tutti i cristiani ad una nuova speranza. L’anno liturgico ha come scopo di farci rivivere tutto lo sviluppo dell’opera compiuta da Dio per la salvezza e la partecipazione dell’umanità alla vita divina. Commemorando gli avvenimenti del passato, ci fa sperare il meraviglioso futuro che ci è stato destinato dalla sovrana bontà del Padre. Questo futuro viene assicurato per noi dalla venuta del Figlio di Dio nel nostro mondo. L’Avvento rivolge il nostro sguardo verso il Cristo che viene, rinnovando e rafforzando la nostra speranza.

L’umanità ha bisogno di speranza. E’ spesso impegnata in situazioni disastrose, che colpiscono sia gli individui che le società. Saremmo tentati di concentrare il nostro pensiero su tutto ciò che affligge, opprime o tortura gli esseri umani nel mondo. Eppure la miseria e le sofferenze non sono tutto il destino dell’umanità: c’è qualcosa di più essenziale, la venuta di un Salvatore. L’Avvento c’invita a fissare il nostro sguardo sul Salvatore; questo Salvatore ci offre una speranza superiore a tutta la miseria dell’universo.

Quando il Figlio di Dio è venuto sulla terra, ha cambiato il volto dell’umanità. Basta ricordare come questo mutamento è apparso in modo immediato, visibile, nella guarigione delle infermità. Cristo non si è sottratto allo spettacolo della miseria umana; è andato all’incontro di questa miseria per sollevarla. Quante volte ha trasformato, per tanti ammalati, la sofferenza in gioia! Quante volte sulla sua strada si sono subito illuminati i volti che prima erano oscurati dall’infermità!

E’ la trasformazione che viene posta in evidenza da Gesù in risposta alla domanda dei discepoli di Giovanni Battista: “Sei tu colui che viene o dobbiamo attenderne un altro?” (Mt 11,3). Questa domanda è quella della speranza: la speranza deve essere collegata in Gesù o forse in un altro? E’ anche la domanda propria all’Avvento: l’Avvento significa la venuta, venuta di colui che il popolo giudaico aspettava, il Messia. Giovanni Battista aveva riconosciuto in Gesù il Messia che veniva, ma nella sua prigione si chiedeva perché questo Gesù non si disponeva ad un’azione che avrebbe ristabilito il regno d’Israele nella sua indipendenza. Con la domanda: “Sei tu colui che viene?”, voleva stimolare Gesù nel compimento di questo ruolo messianico.

La risposta di Gesù non è semplice affermazione della sua identità messianica; dimostra che egli è realmente colui che viene. “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i cechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella…” (Mt 11,4-5). Lo spettacolo della miseria umana  cambiato in manifestazione di salute e di vita. I poveri ricevono la ricchezza spirituale della buona novella.

La trasformazione visibile prodotta dalle guarigioni è segno di una trasformazione più profonda. Fa capire la liberazione dal male e dal potere del demonio. Il vero male del mondo è il peccato. Guarendo i corpi ammalati, Gesù rivela il vero scopo della sua venuta, la guarigione spirituale dell’umanità.

Cristo ha il potere di rimediare a tutti i mali della società e degli individui. Da lui possiamo aspettare il perfetto compimento della nostra speranza.

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