“SALVE REGINA MADRE DI MISERICORDIA”
L’Anno Santo indetto dal Papa è centrato sulla Misericordia di Dio Padre, alla quale la Chiesa da sempre ha orientato i suoi figli a rivolgersi con fiducia: Dio è misericordia. Donandoci suo Figlio, Gesù, è diventato nostro Padre. Egli è dunque Padre nostro misericordioso,lento all’ira e ricco di grazia verso di noi, figli prodighi, che riconosciuto il nostro peccato, ritorniamo a Lui convertiti e desiderosi di essere da Lui riabbracciati. In questo Santuario Mariano vogliamo vivere un anno di grazia in compagnia di Colei che per prima canta la misericordia di Dio su coloro che lo temono. Maria,infatti si è messa al servizio di questa Misericordia, accogliendo la Parola che, per opera dello Spirito Santo, ha preso carne in lei. Tutti siamo invitati ad accogliere con Maria questa Parola: Parola che perdona, Parola che fa grazia, Parola di pace che solleva l’uomo dalla miseria in cui è caduto e lo porta alla “locanda” della misericordia che Gesù ha edificato, cioè la Chiesa, in cui Lui sempre opera efficacemente per “sanare” coloro che malati si lasciano curare. Possiamo così riferirci a Maria come “l’infermiera” che nella suddetta locanda accoglie amorevolmente tutti , infonde fiducia e incoraggia a lasciarsi riconciliare con Dio tramite l’unico Mediatore, suo figlio Gesù Cristo.
Questa è, in qualche modo, la funzione di un Santuario Mariano, quasi un dispensario in cui Maria si prodiga perché gli uomini ri-uniti a Dio attraverso il Figlio, si ri-appacifichino anche tra loro nel Figlio e così vivano come fratelli e sorelle in Cristo.
Abbiamo preso lo spunto dalle prime parole dell’antichissima e diffusissima preghiera mariana del “Salve Regina” e le vorremmo meditare per capire la funzione di Maria nel disegno di Dio in questo misericordioso progetto di SALUTE del genere umano.
“SALVE”
La prima parola della nota preghiera. “Salve” è un saluto che si accomuna al più conosciuto“Ave”. La formula di saluto salve è un’espressione tradizionale giuntaci direttamente dal latino e attestata in ogni epoca per l’italiano. Si tratta della forma dell’imperativo del verbo latino salvĒre ‘essere in buona salute‘ ed è quindi un’espressione augurale, ‘salute a te ‘, che si è fissata in una formula di saluto perdendo il contatto con il significato etimologico. Quando ci si incontrava per strada, per salutare un conoscente ci si limitava ad un semplice salve oppure (h)ave, seguiti o meno dal nome della persona in questione. La risposta era ovviamente “salve (ave) et tu“ ovvero, “salute anche a te!”
Salve/Ave = salute, salute a te, è un bell’ augurio che riguarda direttamente la persona, la sua armonia psico-fisica e noi credenti pensiamo subito alla condizione originale dell’uomo quale creatura perfetta uscita dalle mani del Creatore. Armonia perduta col peccato ma sempre desiderata e cercata a tentoni dagli uomini, come dice S. Paolo,.
Salutarsi con “salute!” è esprimere il desiderio di possedere ciò che manca alla nostra umanità, cioè il bene, la pace, la felicità. Questo saluto esprime la coscienza che si ha di questa mancanza, costatata dal fatto che siamo fragili e soprattutto siamo mortali, e nel contempo desiderosi di ritornare ad uno stato di grazia.
Ormai ci salutiamo col generico “ciao”, un saluto informale che alla persona salutata cosa esprime, cosa augura, quale comprensione dell’uomo? I riferimenti linguistici di questo “ciao” sono fatti risalire al veneziano che riprendeva una parola del tardo latino sclavus traducibile come schiavo.
Quanto più bello e nobile è “Salve” con tutta la sua espressività al generico e miserabile ciao!
L’uomo malato, schiavo del peccato e della morte, quale salute può darsi? L’uomo può salvarsi da solo?
L’uomo ha bisogno del medico e della medicina: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore.
La parola “salve” la troviamo due volte nei Vangeli. La prima volta nel Vangelo di Matteo nel tradimento di Giuda: (Mt 26,49). La seconda nel Vangelo di Marco quando i soldati lo insultano. (Mc 15,18).
In questo contesto risulta un saluto di tradimento, di tragedia, un saluto di canzonatura. E’ questa la salvezza che offre il mondo, che si illude di essere salvo e felice con l’eliminare chi propone e afferma che la salvezza, quindi felicità, stanno da un’altra parte.
La salvezza vera viene dal Signore, gli uomini da Lui salvati, sono veramente liberi, liberi in Cristo, non più schiavi, anzi, fratelli, figli di Dio, coeredi di Cristo. Altre salvezze sono solo umane e temporanee, altre salvezze sono pantomime che continuano a mantenerci ancora schiavi perché “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12).
E ora andiamo al vero, buono, ottimo, razionale saluto della salute, cioè della salvezza. Andiamo al Vangelo di Luca e leggiamo quello che dice l’Angelo a Maria: “Ave, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28). E’ un saluto rivolto da un Angelo ad una donna di Nazareth ma quell’Angelo è mandato da Dio è un suo messo, un suo portavoce, e nella Scrittura l’Angelo è presenza di Dio, basti pensare a Gedeone (Gdc 6,11-24).
La Vergine è salutata da Dio tramite un Angelo! E’ salutata non con un saluto augurale ma come persona già salvata perché “piena di grazia”, da sempre, porta in lei già gli effetti della Medicina che il Figlio di Dio, volendosi in Lei incarnare, vuol offrire a tutta l’umanità.
L’Angelo stupito vede presente in lei Colui che lo ha inviato, per questo dice: “il Signore è con te” questo la Chiesa l’ha notato e lo ha cantato nel celebre inno Akathistos:
“Il più eccelso degli Angeli fu mandato dal Cielo per dir “Ave” alla Madre di Dio. Al suo incorporeo saluto vedendoti in Lei fatto uomo, Signore, in estasi stette, acclamando la Madre così…”
L’incarnazione del Figlio di Dio in Lei, per opera dello Spirito Santo, non è un premio per un opera compiuta, è invece una pura grazia, un evento che iscritto nel “per noi uomini e per la nostra salvezza”, come diciamo nel Credo la domenica. In Maria inizia a compiersi il disegno del Padre quello di “radunare i figli dispersi” quello di “ricapitolare in Cristo tutte le cose”, quello di “fare di Cristo il cuore del mondo”, (quindi dare al mondo un cuore nuovo), quello proclamato del Protovangelo fin dall’inizio: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno“m (Gen 3,15). La stirpe della Donna sconfiggerà la stirpe del serpente a cui schiaccerà la testa. Quella stirpe è di lei, ed è da lei, tutto questo secondo la natura umana.
Allora, di fronte a questo “programma” di salvezza che è la salute dell’uomo e dell’umanità come non profonderci ,in quest’anno di misericordia ,a salutare Colei che ci portò il Misericordioso Salvatore e come non associarci a ciò che dice S. Bernardo: “L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano” (Dalle «Omelie sulla Madonna» di san Bernardo, abate).
Salutare Maria è un dovere e anche una necessità!
Innanzi tutto perché Dio stesso, per mezzo dell’Angelo, l’ha salutata quale piena di grazia, cioè salvata, santa, immacolata. Se salutiamo Maria con le preghiera che la Tradizione della Chiesa ci ha lasciato non togliamo nulla a Dio ma facciamo solo quello che Egli stesso ha già fatto per primo verso di lei. Chi siamo noi per “bloccare” il saluto alla Vergine col pretesto di salvare i diritti di Dio quando Dio stesso l’ha guardata e l’ha amata per sé e per noi, l’ha donata a sé e l’ha donata a noi?
Consideriamo , come si esprime S. Bernardo, che da quel Sì è dipesa la nostra salvezza e quindi la realizzazione del progetto di Dio Onnipotente che non fa nulla senza il permesso di Maria. Da lei viene il Salvatore, da lei ha assunto l’umanità con la quale salvarci. La nostra carne, il nostro sangue da Lei sono diventati del Figlio di Dio e ritornano a noi nel SS. Sacramento: “Ave vero Corpo nato da Maria Vergine”. Quanto grande è la misericordia di Dio per noi, quanto ha fatto per usare misericordia a noi! Maria è stata chiamata a servire questo atto supremo di Dio ed è diventata davvero Madre di misericordia.
Alla prossima Catechesi la riflessione sulla seconda parola “Regina”.