“…abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”. Gv 16,33
Carissimi parrocchiani siamo immersi in una situazione di grande disagio fisico, psichico e spirituale, ma non ci lasciamo prendere dalla paura e dalla sfiducia: Dio non ci abbandona!
I mezzi umani, che contrastano l’epidemia, vanno applicati ma i mezzi divini non vanno trascurati, per il credente sono altrettanto necessari: Sacramenti, preghiera, carità, penitenza, sacrificio.
Alcuni, in questa pesante prova hanno affermato: “proviamo a fare qualcosa di nuovo”; questo è perdere tempo! Non è tempo di sperimentare il “nuovo”, è tempo di impegnarsi, di agire col “certo”. Come?
Occorre fare quello che dobbiamo fare e che, forse, per molto tempo abbiamo trascurato o superficialmente applicato: VIVERE COERENTEMENTE LA FEDE.
L’azione efficace, che può portare salute, non stà nelle cose nuove, strane, che facciamo per sembrare attuali, oserei dire alla moda, la novità stà nella Verità e questa è Cristo (Gv 14,6). L’azione salvatrice è di Cristo e il cristiano deve esserne collaboratore; dobbiamo essere noi presenza del suo amore, della sua misericordia, della sua fedeltà.
Vivere la fede è vivere Gesù che è “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,2). Lui è la novità, non dice forse la Scrittura che Cristo è l’uomo nuovo? (Ef 2,15). Se non “facciamo” Lui, noi “facciamo” ancora l’uomo vecchio, quello secondo la carne, e l’uomo vecchio è l’Adamo peccatore, distruttore della vita perché abbandona Dio autore e conservatore della vita.
Fare i cristiani, vivere la fede, è prima di tutto ritornare a vivere di Cristo, essere in relazione con Lui, una relazione reale, vitale, non nominale. Questa vita in Cristo è la novità che ha sempre stupito e attratto nei cristiani. Cosa dovrebbero fare i cristiani: “avevano un cuore solo e un’anima sola…erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù…ecc…” e qualcuno annota lo stupore, e forse anche l’invidia, dei non cristiani: “Guardate come si amano!” (Tertulliano Apolog. 39).
Tornare al Signore è tornare a vivere la Fede, questa è la nostra novità che ha vinto, e vince, il mondo, il male. Torniamo, in questi giorni di restrizione forzata, alla preghiera che non vuol dire che la Messa è superata, che se ne può fare a meno, è, e rimane, essenziale, quale Sacrificio del Figlio di Dio per la nostra salvezza, ma nell’attuale frangente la preghiera ci qualifica e ci identifica quali custodi di questa Fede, senza la quale non possiamo vivere, e aggiungerei Sopravvivere.
Preghiamo con Maria, ad imitazione degli Apostoli, nel nostro cenacolo, e chiediamo la consolazione del Consolatore. Anche se la S. Messa non è celebrata pubblicamente, per le note restrizioni, nulla ci vieta di venire in Chiesa e pregare, come già alcuni fanno in questo Almo nostro Santuario Mariano, rispettando certo le norme che ci sono richieste dalle Autorità: non assembramento di persone in luoghi chiusi e una distanza di almeno un metro da una persona all’altra.
Non siamo pigri! Non siamo dubbiosi, paurosi, titubanti! Siamo coraggiosi e forti, il nostro aiuto è nel nome del Signore! La chiesa è aperta li incontriamo e invochiamo Colui che può liberarci e salvarci! Così hanno fatto tanti personaggi del Vangelo: ottennero perché con coraggio, umiltà e fede, andarono dal Signore Gesù.
Così anche noi supplichiamoLo: liberaci dal male, liberaci da tutti i mali, salvaci! E nel fondo della nostra coscienza sentiremo dirci: abbandona, liberati dal peccato che è il male dei mali, “Ritorna a me, perché io ti ho redento” (Is 44,22).
E la sempre Vergine Maria ci ripete ancora: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5).
Il Parroco.