Infine ebbe fame

“Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame”.  
Mt.4,1-1ss.

     Carissimi parrocchiani non posso non fare il pastore che cerca di guidare, come può, per quanto può, il suo gregge, la situazione non è per niente semplice ma, pur nei limiti necessariamente impostici, cerco di essere pastore. Questo scritto può essere ancora una scocciatura ma per me è un farmi presente presso tutti voi e parlarvi ancora di Dio e della salvezza che viene da Lui.

    L’unica Domenica di Quaresima in cui abbiamo celebrato insieme, attorno all’Altare, il Sacrificio della nostra salvezza, la Messa, è stata il primo marzo, prima Domenica di Quaresima, nella quale veniva letto il Vangelo delle tentazioni di Gesù. Un Vangelo che da il tono a tutta la Quaresima, e in questo 2020 anche a questa situazione epidemica che stiamo vivendo. Così anche questo periodo storico, in cui siamo chiamati a vivere una prova così improvvisa, ci aiuta a comprendere che la Quaresima non è un modo di dire ma, invece, un tempo di vita in cui ci si vuol preparare a un vivere migliore: la vita Pasquale.

     Nelle tentazioni di Gesù ci siamo noi, Lui le vive con noi e per noi, perché noi impariamo a vivere in questo mondo con impegno, senza illusioni, ad allenarci a vivere bene il bene che ci è dato, a sceglierlo sempre, a stimarlo e custodirlo.

     E’ scritto che dopo i quaranta giorni Gesù ebbe fame. Che fame ebbe? La fame di uno che per quaranta giorni non ha mangiato, ma ciò che dobbiamo considerare è che quella fame lo porta a fare delle scelte sul come soddisfarla, a soddisfare il desiderio in un modo o in un altro, ecco le tentazioni.
     La fame produce un desiderio che deve essere soddisfatto, e il modo, la maniera, di soddisfarlo, dice, parla, di cosa penso della mia vita.
    Ecco che Gesù nella sua, nostra, umanità è tentato di soddisfare quella necessità, non nella maniera naturale ma in un altra maniera. La maniera, diremo del mondo, che è la maniera del diavolo. Una soddisfazione fatta di “cibo che perisce” (Gv 6,27). Allora comprendiamo che la fame, a cui il digiuno di Gesù ci richiama, non è solo la solita fame, ma la fame di vita, di Dio.

     Siamo in Quaresima, e che Quaresima! Siamo invitati a leggere di più il Vangelo, a vivere in grazia di Dio, a digiunare, all’astinenza, alla penitenza, alla carità, alle rinunce, ma forse risentire tutto questo elenco ci da fastidio perché tante volte snobbato da una certa mentalità “moderna”, Forse queste cose non sono per noi tanto importanti per cui “rinuncia, penitenza” sono parole scomode, da rimuovere.
   
   Eppure oggi ci troviamo a vivere una Quaresima con impegni che certamente non abbiamo scelto volontariamente ma che, se nelle quaresime passate, gli impegni prescritti, propri di questo tempo liturgico, li avessimo vissuti liberamente, rispettando la regola della fede, oggi, pur nella pesantezza del momento, forse saremo un po’ più capaci nell’accettare anche i nuovi impegni impostici dall’attuale situazione sapendo che rinuncio per un bene che mi manca, che è essenziale, di cui non posso fare a meno.

     Vivere la quaresima e sentirsi bisognosi, affamati, mancanti di qualcosa, anzi di Qualcuno, solo se sentiamo fame cerchiamo il Cibo. Non siamo forse affamati anche ora, in questi giorni? Di cosa? Certo, della salute, della libertà, della gioia, tutte cose vere ma non dimentichiamoci di Dio che è la vera salute, la libertà, la beatitudine, occorre scegliere Lui per avere il resto, “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. (Mt 6,33) “Confida nel Signore e fà il bene; abita la terra e vivi con fede. Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore…chi spera nel Signore possederà la terra…e godranno di una grande pace”(Sal 37 3-4.9.11).

    Sentiamo fame di Dio, o cerchiamo ancora un pane facile senza impegno?

   Sentiamo fame di Dio, oppure confidiamo ancora solo nelle nostre forze umane e scientifiche?

  Sentiamo fame di Dio o pensiamo che con ciò che abbiamo, i beni materiali, possiamo fuggire dai problemi?

    Quanta fame sentiamo dell’Eucarestia? Ci manca? Oppure ormai siamo già entrati nella mentalità che con una “celebrazione virtuale” si sistema la nostra vita cristiana, la nostra vita in Cristo?

     Viviamo questa Quaresima come un esame nel quale non è Dio che vuol vedere quanto siamo a Lui fedeli (già lo sa), ma siamo noi che dobbiamo verificare “se camminiamo secondo la sua legge o no” (Es 16,4), e prendere la risoluzione giusta.
    Dobbiamo verificare se anche noi come l’antico popolo Ebreo, di fronte alle prove, si dimenticava dei doni ricevuti in precedenza dal Signore e rimpiangeva le cipolle d’Egitto, riceveva il pane del cielo, la manna, e mormorava: noi facciamo altrettanto?
     Se sentiamo la fame del Signore cerchiamo, desideriamo, “il Pane vero disceso dal cielo” (Gv 6,41), quello che Gesù ci da, e questo desiderio ci spronerà nel cammino del nostro “deserto” a perseverare, fino a giungere alla terra promessa, il Cielo, che è presente in terra in ogni celebrazione Eucaristica, perché quella è la terra della comunione con Dio e con i fratelli, che un giorno sarà piena e perfetta in paradiso: desideri ciò che ami, ami ciò che desideri; cerchi ciò che ami, ami ciò che cerchi.
     Ma soprattutto dobbiamo, mentre siamo in cammino, convertirci, ed è l’atteggiamento a cui ci richiama spesso il Signore. Se la verifica, di cui abbiamo parlato sopra, ci porta a vedere che non siamo come dovremmo essere, la decisione è cambiare subito atteggiamento, se abbiamo abbandonato il Signore la decisione è ritornare da Lui, come possiamo ascoltare anche da un Prefazio della Messa:
Tu hai stabilito un tempo di rinnovamento spirituale, perché si convertano a te con tutto il cuore, e liberi dai fermenti del peccato vivano le vicende di questo mondo, sempre orientati verso i beni eterni” (Prefazio di Quaresima II)

     Ogni Quaresima è tempo di rinnovamento spirituale, di conversione. Alla fine, anche di questa nostra attuale prova, dopo tanti giorni di “deserto”, anche noi avremo tanta fame, e saremo forse ancor più affamati, ne comprendiamo il perché, ne comprenderemo il motivo? Cosa faremo? Come ci sfameremo?
    Da credenti sappiamo cogliere l’occasione, il richiamo, a impegnarci a rinnovare la vita cominciando a percorrere una via santa, degna del Vangelo, per ritrovarci con una vita Santa degna del Signore.
     Vivere in modo degno del Vangelo significa condurre una vita di fede e di speranza cristiana in ogni circostanza della nostra esistenza. E il Vangelo è la buona notizia della salvezza in Gesù Cristo. L’annuncio di Cristo crocifisso e risorto sta alla base della fede ed è il fondamento della vita cristiana: così come Cristo anche i cristiani, per la grazia di Dio. Gesù ha fame con noi, se noi soddisfiamo la fame con lui e come lui, anche per noi gli “angeli si avvicinarono e lo servivano” (Mt 4,11), e la nostra gioia sarà piena.

      A presto, cari parrocchiani! Vi attendo presso l’Altare del Signore, dove ogni giorno vi ricordo spiritualmente, perché la grazia del Mistero che celebro si diffonda in voi, membra del Corpo di Cristo, e possiate sopportare e superare questa prova, forti nella fede, fermi nella speranza, operosi nella carità.
Come dunque avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie. Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Col 2,6-8).

Il vostro Parroco.

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