ECCO TUA MADRE

   Una frase, mi è sempre rimasta impressa, che ho letto scritta nel basamento di una edicola mariana, che ancora resistono lungo le nostre strade (chissà fino a quando!), edicole custodite con amore da devoti imperterriti delle critiche di certi cristiani adulti.

    La frase è questa: O passeger che passi per questa via, non ti scordar di salutar Maria.

   Si, lo dovremmo ben sapere, la nostra vita è un cammino, stiamo percorrendo la via della vita, della nostra vita, domandiamoci: come la sto percorrendo, con quali scelte, con quali criteri, con quale meta?

    Il cammino non è all’infinito, giungerà al termine, al traguardo, sappiamo verso dove stiamo andando? Tagliato il traguardo cosa ci aspetta?

   Per noi cristiani il cammino è verso Dio, andiamo verso l’eternità, noi non ci siamo per caso ma per un disegno, un fine, che Dio ha stabilito dandoci l’esistenza: “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28).

    Il tempo di Quaresima serve a ricordarcelo e a prepararci alla festa: “Cristo nostra Pasqua (passaggio) è stato immolato” (1Cor 5,7). Egli è passato per la via della nostra esistenza umana e ci fa passare, con lui, alla vita divina, ma a un patto, dobbiamo percorrere la Sua via: la vita cristiana.

    In questa Via, la persona di Maria, la madre di Gesù, è un aiuto che ci viene dato da Gesù stesso dalla croce, dandola a Giovanni l’Apostolo, il nostro Patrono, come Madre.

   Per questo, come riporta quella scritta, citata all’inizio, non ci scordiamo di Lei, fermarci a salutarla è fermarci a parlare con Lei che “custodiva tutte queste cose (del Figlio) nel suo cuore”, perché ce le reinsegni continuamente.

   Si, Maria è la maestra che nella Via, la fede cristiana, svolge il suo “ministero” quello che gli è stato affidato quando ha accettato di diventare la Madre del Figlio di Dio Quel giorno non accettò di dare l’utero in affitto ma accettò la maternità con tutto quello che ne compete, quindi anche l’educazione del Figlio. E se la Santa Vergine poté, per grazia di Dio, educare il Divin Maestro, quanto più può, e vuole, educare noi! Siamo studenti docili, alle sue lezioni? O sfuggiamo da questo incontro formativo?

   In Quaresima Maria è contemplata, in particolar modo, come l’Addolorata ma non dimentichiamoci che quello è un momento della sua vita, dovremmo dire della sua vocazione, è tutta la sua esistenza che dobbiamo considerare, altrimenti rischiamo di farle indossare dei vestiti, a seconda delle occasioni, ma perdiamo il motivo profondo del suo esserci nella storia della nostra salvezza. Infatti ci dice il Concilio Vaticano II in LG 57: “Questa unione della madre col Figlio nell’operare la nostra salvezza si va manifestando a partire dal concepimento verginale fino alla morte di Gesù”.

   Maria è unita al Figlio, coopera con Lui, è la sua generosa socia, quindi la incontriamo neccessariamente come Madre lungo la Via. Madre, “nell’ordine della grazia”, che ci incoraggia ad andare avanti, fino in fondo, “fino a quando non siano condotti nella patria beata” (Lg 62), continuando a ripeterci “fate quello che vi dirà” (Gv 2).

   La persona di Maria è sintetizzata tutta nelle parole rivoltegli da Dio per bocca dell’Arcangelo Gabriele: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28).

   Questa è la caratteristica di Maria, piena di grazia, così la vede Dio, perché così l’ha voluta. Così la contempla, stupito, l’Arcangelo che, come dice l’antico inno Akathistos, “…vedendoti in Lei fatto uomo, Signore, in estasi stette…”(Stanza I).

   Piena di grazia è il nome nuovo di Maria, la Grazia l’ha trasformata, la Grazia la resa graziata.
     Che cosa è la grazia, chi è la Grazia?
   La grazia è il dono di Dio all’uomo, indispensabile all’umanità per relazionarsi con Dio, per piacergli, per servirlo, per conseguirne le promesse.
   Per questo Dio creando l’uomo e la donna li aveva dato una speciale partecipazione alla vita divina costituendoli in uno stato di santità e giustizia. Ma “…quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte, ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare” (Preg. Euc. IV).

    L’uomo non può restare senza la grazia perché l’uomo è fatto per Dio, per questo il Signore gliela ridona attraverso il dono del Figlio, non solo dà quello che è stato perso col peccato, la santità e la giustizia, ma aggiunge l’adozione a figli e l’eredità, “eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,17).

    La Santa Vergine sta all’inizio di questo discorso di grazia, lei è la prima, anzi è l’archetipo di quelli che vengono dopo, chiamati dalla grazia alla grazia.
Lei è piena, è tutta fatta dalla grazia, il dono l’ha trasformata in dono fin dall’inizio della sua esistenza, lei è diventata dono, prima di tutto a Dio poi a noi: “Dio l’amò per se stesso e l’amò anche per noi; la donò a se stesso e la donò anche a noi” (MC 56).

   La grazia di santificazione, di giustificazione, di elevazione giungere “gratis” a tutti gli uomini, senza alcun loro merito, dal Padre per il Figlio nello Spirito Santo e Maria, pur creatura, è coinvolta per grazia, dalla Grazia, a cooperare con Dio, all’opera di Dio.

   Maria ha avuto bisogno della grazia per rispondere alla chiamata del Signore, non solo all’Annunciazione ma tutti i giorni, per questo è piena di grazia perché la sua missione è legata al Figlio e dovrà passare fin sotto la croce.
   E noi chi siamo, la grazia ci può bastarci una tantum, visto che la perdiamo frequentemente? Non siamo anche noi legati alla missione di Gesù?
    Anche per noi la grazia è indispensabile, non possiamo farne a meno, non possiamo essere cristiani senza la grazia, senza la grazia tutto diventa buonismo, bravismo, faccendiarismo, perché senza la grazia c’è l’auto salvezza, c’è l’esaltazione delle nostre capacità, delle nostre possibilità. Gesù stesso ci dice: “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).

    La grazia invece chiede umiltà, perché se è un dono vuol dire che non lo possiedi e se non lo possiedi sei “povero” perché lo ricevi. Maria è l’umile, per questo è guardata da Dio, nella sua umiltà riconosce l’amore traboccante del Signore su di lei e umilmente afferma che tutti, per ciò che Lui in lei ha fatto, la diranno beata. Ma questo vale anche per noi, noi dovremmo riconoscere, come Maria, che siamo amati da Dio, non per la nostra bellezza fisica, ne intelligenza acuta, ne per capacità economiche, siamo stati amati “mentre eravamo peccatori” ( Rm 5,6).

   A Quaresima la Vergine Maria ci richiama al dono di grazia ricevuto nel Battesimo e che dobbiamo custodire nella nostra vita, tutti i giorni, in tutte le situazioni.

  Si, la grazia ci serve anche in questi giorni in cui un virus ci prova fisicamente e psicologicamente, ci sentiamo mancanti, sofferenti, vicini alla croce con tanti nostri fratelli e sorelle, ma la forza di perseverare non ci viene da auto convincimento che torneremo a fare le solite cose. Solite cose? Torniamo invece alle cose vere, essenziali, quelle che diciamo di aver riscoperto, riducendo le nostre attività, in questi giorni, ma soprattutto ritorniamo alla vita di grazia che è vita bella, come la tutta Bella!

   Dopo “sta batosta” ci vorrebbe che nulla cambiasse nella nostra vita! In questi specchietti per le allodole, più che la grazia, manifestiamo la disgrazia di non riconoscere che “l’aiuto viene dal Signore”, e quell’aiuto dobbiamo invocare, cercare; certo, occorre sempre anche la nostra risposta alla sua chiamata: “Eccomi”. Questo aiuto, per cooperare, lo dona la grazia che ci rende simili a Gesù. Guardiamo al modello, Maria, che con quella grazia “stette” sotto la croce, ferma nella fede in Dio che realizzerà certamente, indiscutibilmente, la sua opera.

  Alla Piena di grazia chiediamo aiuto: “Vergine Madre di Dio, salvaci!”. Interceda per noi, e noi accettiamo l’invito di lei a ricevere, custodire e vivere in grazia di Dio, celebrando bene, e anche spesso, il Sacramento della Confessione.

Il vostro Parroco.

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